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martedì 12 luglio 2011

Il Trionfo di Santa Rosalia

Licata e PiparoQuest'anno il festinello diventa un appuntamento speciale di tre giornate dedicate alla tradizione grazie a Il Trionfo di Santa Rosalia, liberamente tratto dallo spettacolo omonimo di Salvo Licata, di e con Salvo Piparo e Costanza Licata.
Oggi, domani e giovedì, alle 22:15, (nella sera di giovedì 14 saranno offerti mellone e babbaluci) Il Trionfo di Santa Rosaliaandrà in scena al Centro Culturale polivalente Agricantus, in via XX settembre 82, a Palermo.
Il Trionfo di Rosalia di Salvo Licata è una sorta di punto di partenza, di indispensabile abbrivio da cui muoversi per incrociare l'anima vera, nera verrebbe da dire, di Palermo. Una necessaria ed eterodossa cornice, all'interno della quale inserire racconti, innestare storie e personaggi. Insomma, un canovaccio corale e plurilinguistico, sul quale Salvatore Piparo, cuntastorie postmoderno, ha innervato il suo ricco e formicolante immaginario innestandolo al virtuosismo e al canto di Costanza Licata, figlia dell'autore, ma soprattutto compagna d'arte di questo viaggio devozionale alla santuzza, intersecando al cunto tutti i temi musicali del trionfo.
Alla fine, a venire fuori è una sorta di retablo panormita, l'identikit multiplo e cangiante di una Palermo sfilacciata, da una parte ancorata a una memoria che sanguina, dall'altra dannata a un imminente oblio. Come dire, tradizione e innovazione copulano per dar vita a un nuovo trionfo che alterna i vecchi trionfisti orbi ai nuovi, a quelli di oggi, devoti ai loro succhi gastrici.
Il grande Licata chiudeva il suo omaggio a santa Rosalia con Lu ballu di li virgini, serbatoio di canti settecenteschi da cui prese spunto, attinse ispirazione. Piparo, dal canto suo, rivisita questo repertorio, alla luce dei cambiamenti, delle allarmanti metamorfosi del tessuto urbano e di quelli dell'identità cittadina, per non dire della lingua. Introducendo, a un certo punto, lo spettro di una nuova peste: ossia la mancanza di indignazione, che ci sia la mafia di mezzo o la pedofilia, poco importa. In tal modo, il cunto, che dal diritambo dei greci si è spinto sino alle scoppiettanti performance di Cuticchio e oltre, qui si fa denuncia: una masculiata della palermitanità sostanziata di moti d'animo, di scatti di risentimento, ricordi, sensazioni, emozioni, tutti quanti innescati dal Festino: dai calci del corteo alle sciarre dei bambini alle pallonate contro le saracineche pittate, il tutto poi amalgamato dai canti tradizionali del trionfo palermitano, magistralmente eseguiti da Costanza Licata, violino e voce. Parteciperanno per devozione ospiti a sorpresa, le cui epifanie si alterneranno nel corso del Trionfo.

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