
«Stavo lavorando quando c’è stato l’incidente – racconta Giovanni Alfano, impiegato in un autolavaggio –. Circa mezz’ora dopo lo scontro sono andato sul posto perché c’era parecchia confusione e così mi sono reso conto di cosa era accaduto, il corpo della vittima era ancora sull’asfalto. È la prima volta che accade a questa altezza». Purtroppo, però, non è la prima volta che qualcuno muore nel tentativo di attraversare viale Regione Siciliana a piedi. Prima di Paola Maragioglio, lo stesso terribile destino è toccato ad Antonino Ucciardi, di 44 anni, investito da un'auto il 18 gennaio. Appena il giorno dopo a Gioacchino Caruso di 65 anni. Il 18 febbraio è morto dopo 24 giorni di agonia Gandolfo D'Ignoti, di 84 anni, agganciato e trascinato da un tir nei pressi della clinica Villa Maria Eleonora.
Infine, Mustapha Erraji, di 65 anni, morto il 4 aprile a 83 giorni dall'incidente. A chi lavora e vive in zona, però, appare chiaro che, ad oggi, le misure prese non sono abbastanza. «Anche se ci sono gli autovelox – fa notare Franco Rizzuto –, le macchine corrono lo stesso». «Capita spesso che la gente venga qui per chiederci come attraversare viale Regione Siciliana in tutta sicurezza – rincara Girolamo Di Liberto –, ma consigliare di utilizzare un sottopasso è un rischio. I tunnel sono pieni di siringhe e ci sono molti drogati che vanno lì a nascondersi».
Così, tutti finiscono per puntare il dito contro i dieci sottopassi di viale Regione Siciliana, infestati da immondizia e siringhe e immersi nel buio, senza alcun tipo di vigilanza. «Ci vogliono ragazzi in uniforme all’ingresso di ogni tunnel – suggerisce Felice Pasqua – per vigilare sull’ordine e la decenza». «Nell’attesa – aggiunge Ferdinando Conti – io preferisco andare in auto».
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