Ecco, questo è quello che mi accade con la preparazione della ricetta che sto per proporvi.
‘A frittedda, italianizzata “frittella”, è un piatto tipico della tradizione siciliana e più specificatamente della Sicilia orientale. Trova le sue radici nella tradizione contadina, pertanto sono presenti diverse varianti a seconda del paese di provenienza. Va comunque sottolineato che il filo conduttore di tutte le varianti è quello dell’utilizzo delle fave; cambiano gli aromi, gli ingredienti di accompagnamento, il momento del pasto e la temperatura in cui viene servita. Per quanto riguarda l’origine del nome non ci sono fonti certe, quella più probabile pare essere quella di derivazione latina (dafrixūra = friggere, anche se di fritto non c’è nulla).
Il periodo indicato per la preparazione di questo piatto è la primavera, stagione che vede le fave e i piselli più teneri e dolci.
La versione che leggerete in questo articolo è quella palermitana che vede l’unione di fave, piselli e carciofi in un trionfo di ortaggi in umido.
Il periodo indicato per la preparazione di questo piatto è la primavera, stagione che vede le fave e i piselli più teneri e dolci.
La versione che leggerete in questo articolo è quella palermitana che vede l’unione di fave, piselli e carciofi in un trionfo di ortaggi in umido.
Frittedda
Ingredienti:
- 1 kg fave fresche
- 1 kg piselli freschi
- 3 carciofi
- 3 scalogni
- 1 limone
- ½ bicchiere di olio extravergine d’oliva
- Acqua, sale, pepe q.b.
Sgranate fave e piselli.
Mondate i carciofi togliendo le foglie dure e le punte con le spine, tagliateli a spicchi (io ne ricavo circa 8 a carciofo) e privateli del fieno (o barbetta) interno; immergeteli in acqua acidulata con un limone spremuto.
Pulite gli scalogni e tagliateli a rondelle.
Aggiungete tutti gli ingredienti nella padella ancora fredda, salate ed irrorate con l’olio, ricoprite il tutto con acqua e fate cuocere a fuoco lento sino a quando questa non sarà evaporata (se la cottura non vi dovesse sembrare ottimale, aggiungete un altro po’ d’acqua calda). A cottura ultimata pepate e lasciate intiepidire. A casa mia viene proposto come contorno freddo o a temperatura ambiente.
Mondate i carciofi togliendo le foglie dure e le punte con le spine, tagliateli a spicchi (io ne ricavo circa 8 a carciofo) e privateli del fieno (o barbetta) interno; immergeteli in acqua acidulata con un limone spremuto.
Pulite gli scalogni e tagliateli a rondelle.
Aggiungete tutti gli ingredienti nella padella ancora fredda, salate ed irrorate con l’olio, ricoprite il tutto con acqua e fate cuocere a fuoco lento sino a quando questa non sarà evaporata (se la cottura non vi dovesse sembrare ottimale, aggiungete un altro po’ d’acqua calda). A cottura ultimata pepate e lasciate intiepidire. A casa mia viene proposto come contorno freddo o a temperatura ambiente.
Consigli: non è una novità, ma è bene ricordarlo. Per la preparazione di questo piatto è d’obbligo (nel rispetto del palato e della tradizione) procurarsi fave, piselli e carciofi freschissimi e nel caso dei primi due ingredienti, più giovani e piccoli saranno meglio è.
Varianti e proposte: come già accennato prima, possiamo trovare diverse versioni di questo piatto.A seconda del vostro gusto potrete scegliere di aromatizzare con mentuccia fresca (Calamintha nepeta),finocchietto selvatico (come nella preparazione aliese dove però mancano piselli e carciofi) o prezzemolo. La tradizione vede anche l’utilizzo dell’agrodolce, per farlo vi basterà aggiungere, poco prima di spegnere il fuoco, ½ bicchiere di aceto nel quale avrete sciolto un cucchiaio di zucchero e lasciare evaporare, in questo caso dovrete servire il tutto freddo.
C’è chi lo propone come antipasto e chi, come nel mio caso, come contorno. Ma è davvero ottimo anche comecondimento per la pasta (dovrete però evitare l’agrodolce), in questo caso vi consiglio un tipo di pasta corta che riesca a trattenere al suo interno i diversi ingredienti, mezze manie o conchiglie saranno perfette, per dare un tocco da veri gourment potrete mantecare il tutto con della ricotta fresca o salata a piacere.
Essendo un piatto di “casa” vi consiglio di adattarlo al vostro gusto, in fondo la forza della tradizione cresce con i popoli e con le loro esigenze. Il mio ultimo consiglio? Create nuove combinazioni, vi basterà tenere a mente solo quello che questa ricetta “povera” ci insegna: l’importante è usare le materia prime nel loro massimo splendore!
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