Oggi, almeno in Sicilia, ogni “due passi” è possibile imbattersi in una gelateria, il gelato artigianale è diffusissimo e lo troviamo ogni volta che ne abbiamo voglia. A chi, come me, ha solo passato il primo quarto di secolo ed è particolarmente ghiotto di tale prelibatezza, viene difficile immaginare di non poter procurarsi facilmente un po’ di gelato.
Com’è nato il gelato? Facciamo un salto indietro, molto indietro!
Lastoria del gelato è davvero antica e talmente intrecciata da non riuscirne quasi a rintracciare la vera origine. Si tratta dell’evoluzione di quelle che erano bevande ghiacciate in uso nell’antichità.
L’uso della neve mescolata a succhi di frutta, aromi, spezie, miele e poi zucchero era usanza di diversi popoli e in diversi periodi storici.
Ritroviamo tale bevanda nella Bibbia con Isacco che la offrì ad Abramo per ricevere refrigerio; ma anche nell’anticoEgitto, nell’Impero romano, in Sicilia con gli arabi e di lì anche in Italia e poi in Europa.
Direi che, come ogni pietanza, anche questa è stata arricchita pian piano da nuovi elementi con ogni generazione e ogni popolo che l’ha gustata.
È certo però che il gelato italiano vanta ampi riconoscimenti in tutta Europa già dal 1500 con Ruggeri e Bernardo Buontalenti.
Ruggeri, pollivendolo e cuoco di bassa lega, che grazie alla vittoria di una gara culinaria presso la corte dei Medici dove stupì i giudici col suo “ghiaccio all'acqua inzuccherata e profumata” riuscì a conquistare Parigi. La sua personale storia non finì proprio bene, soggetto a minacce e boicottaggi vari da parte di chef gelosi, si trovò costretto a ritornare ai suo polli per ritrovare la pace. Andò invece bene alla ricetta del suo gelato; egli, prima di ritirarsi, la inviò in una busta a Caterina De Medici e lei la diffuse in tutta la Francia.
Bernardo Buontalenti, architetto e artista con la passione per la cucina, si occupava di organizzare feste sontuose; fu proprio durante una di queste che ebbe modo di far conoscere i suoi “favolosi dolci ghiacciati”, gelato a base dizabaione e succo di frutta. Pare che tale preparazione si diffuse, oltre che in Europa, anche in altre parti del mondo.
Arriviamo così al 1600 e torniamo in Sicilia. Francesco Procopio dei Coltelli, proveniente da una famiglia di pescatori, ereditò da suo nonno una macchina ancora molto grezza per poter produrre il gelato, egli la perfezionò riuscendo a divenire uno dei pionieri del business del gelato; infatti, nel 1686 aprì il "Café Procope" a Parigi dove si era trasferito poco tempo prima (oggi il suo café si trova in rue de l' Ancienne Comédie).
Lì era possibile gustare: “acque gelate” (quella che oggi conosciamo come granite), gelati di frutta, all’anice, alla cannella, al frangipane, al succo di limone e di arancia e il sorbetto di fragola. Il café fu frequentato da diversi personaggi illustri quali Voltaire, Napoleone, George Sand, Balzac e Victor Hugo.
Si dice che la che la Sicilia voglia riconosciuta la paternità del gelato perché qui, con l’arrivo degli arabi, questo divenne più raffinato e leggero; con loro si sostituì il miele con lo zucchero ricavato dalle canne e vennero introdotti nuovi succhi di frutta, in primis quelli degli agrumi. Ma in realtà il “gelato degli arabi”, chiamato “Sciarbat”, non era altro che una bevanda a base di neve aromatizzata da essenze di frutti, fiori e spezie varie, simile ad altre già esistenti.
Se non possiamo dire che il gelato sia nato davvero in Sicilia è certo che, con Francesco Procopio dei Coltelli, è da qui che è nata la vera e propria diffusione su larga scala di questa prelibatezza e forse anche la sua fama mondiale.
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