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mercoledì 25 maggio 2011

I borghi marinari in Sicilia: Aci Castello

Aci CastelloAci Castello è un Comune della provincia di Catania. Si narra che Aci Castello e le altre Aci traggano la propria origine da Xiphonia, misteriosa città greca scomparsa, probabilmente oggi in Comune di Aci Catena.
I poeti Virgilio e Ovidio fecero nascere il mito della fondazione alla storia d’amore tra una ninfa chiamata Galatea e un pastorello chiamato Aci, e del ciclope Polifemo. In epoca romana esisteva una città chiamata Akis, che partecipò alle guerre puniche. La storia della medievale Jachium e poi dell’araba Al-Yag coincide strettamente con quella del Castello di Aci, da cui si può desumere buona parte degli avvenimenti storici.
Di questo periodo è la fondazione del Santuario di Valverde. La storia diAci Castello sarà praticamente condivisa fino al XVII secolo con quella degli altri casali del territorio di Aci.
Sotto il dominio spagnolo, nel XVII secolo, il notevole sviluppo economico di Aquilia Nuova (Acireale) causò contrasti e rivalità con gli altri casali che chiedevano l’autonomia amministrativa. Vi sarà quindi la separazione dei casali di Aci. Nacquero: Aci Bonaccorsi (1652), Aci Castello (1647) (comprendente anche Aci Trezza), Aci San Filippo e Aci Sant’Antonio (1628) (comprendente anche Aci Valverde, Aci Santa Lucia e Aci Catena).
Nel XIX secolo, nell’allora borgo marinaro di Aci Trezza, lo scrittore Giovanni Verga ambientò il romanzo “I Malavoglia”. Aci Castello ricade nel territorio di Aci, ossia quei centri che hanno una storia che li ha accomunati per diversi secoli e la stessa discendenza nel mito di Aci e Galatea.
Il mito risale al I secolo a.C. ed è riportato nelle Metamorfosi di Ovidio. Il pastorello Aci amava Galatea, ninfa delle acque, che dimorava nel mare antistante la costa acese. Ma ella era amata anche da Polifemo, un ciclope che per quell’amore rifiutato soleva calmare la sua ira lanciando massi infuocati dall’Etna. Polifemo un giorno sorprese la candida Galatea adagiata sul petto di Aci, impazzito dalla gelosia scaglio una parte del monte sul suo rivale, seppellendolo.
La ninfa pianse il sul amato e l’eco di quegli strazi giunse fino a Giove che donò al giovane nuova vita. La roccia si fessurò e Aci fu tramutato in limpido fiume per riversarsi in mare e riabbracciare in eterno il suo amore. L’altro mito è legato ai luoghi si riscontra nell’Odissea di Omero. Ulisse (Nessuno) con i suoi uomini sbarcano sulla costa, ma si imbattono in Polifemo, che li sorprende nella sua caverna. Fatti prigionieri, il ciclope fa scempio di alcuni marinai, ma l’astuto Ulisse riesce a ubriacare Polifemo e accecarlo del suo unico occhio posto al centro della sua fronte.
Il Ciclope furente cerca di riprenderli, ma Ulisse e i marinai superstiti prendo il largo con le navi, anche se inutilmente, Polifemo cerca di colpirli lanciando loro enormi massi, ovvero i faraglioni che stagliano antistanti la costa di Acitrezza.
Negli anni cinquanta durante gli scavi per la costruzione di una scuola elementare in zona “Vigna vecchia” vennero alla luce le tracce di una vasta necropoli. Altre tracce vennero ritrovate negli anni settanta e alla fine degli anni novanta indicando una estensione della stessa in almeno un ettaro. Il ritrovamento tuttavia non ha sortito l’interesse dovuto e la zona è stata nel frattempo fortemente urbanizzata disperdendone le tracce. Ad Aci Castello, su di una rupe che si affaccia sul mare, si erige il Castello di Aci, di origine bizantina.

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