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sabato 28 maggio 2011

Tindari e Patti

Tindari e PattiLa città, che sorse sul punto più elevato del colle, venne chiamata Tyndaris in onore di Tindaro, mitico re messeno e padre dei Dioscuri Castore e Polluce. Dalla sua fondazione partecipò a tutti gli accadimenti storici che coinvolsero la Sicilia, così da diventare una tra le città più forti e ricche di quelle terre. A causa di un cataclisma che fece precipitare a mare una parte dell'abitato, e della definitiva distruzione per opera degli Arabi, molti degli abitanti di Tindari dovettero lasciare le proprie case per migrare giù nella valle, sulle pendici di una bassa collinetta al di là del Timeto, dando così origine alla prima comunità della futura Epì Actèn, cioè sull'alta sponda, poi fonicamente contratto in Patti. La città di Patti sorge ufficialmente con la costruzione di un convento benedettino nel 1094 per volere del conte normanno Ruggero d'Altavilla. Gli elementi storici e culturali della città sono notevoli, ma ci piace soffermarci soprattutto sugli aspetti marinari della zona, ad esempio su Capo Tindari e sulla costa tirrenica che abbraccia la città. Tale zona consente di godere di bei paesaggi marini man mano che si procede verso la città, paesaggi costieri che abbracciano la zona che va da Capo Calavà alla penisola di Milazzo e che permettono anche la vista sulle Isole Eolie. Da non scordare, poi, Patti Marina, nota ai più per la presenza di una Villa Romana. Se poi, non sazi, volete ancora ammirare dei panorami costieri davvero unici, a ridosso del promontorio troverete Marinello: una serie di strani ed invitanti laghetti (dalle limpide acque, ove il mare è perennemente calmo e la sabbia delle spiagge è soffice e vellutata) che il dinamismo del mare cambia di continuo, specie quando sull'arenile si abbattono violente le mareggiate. Circa la particolarità di questo tratto di costa una leggenda racconta che una ricca signora, venuta da un lontano paese con una bambina per adorare la Vergine del santuario di Tindari, rimase delusa quando vide che l'effigie aveva il volto scuro di un'etiope. Adempiuto a malincuore il voto, uscì sulla terrazza dove espresse il suo sdegno. Appena proferita l'irriverente invettiva, la bambina che aveva in braccio cadde nel vuoto, ma in quello stesso istante il mare si ritrasse lasciando affiorare un breve tratto di spiaggia arenosa su cui fu trovata la bambina sana e salva. E da quel giorno mai più il mare ricoperse il luogo in cui avvenne il miracolo.

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