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giovedì 26 maggio 2011

La cubbaita o giuggiulena,chi conosce questo dolce?


cubbaita o giuggiulenaNon ricordo carretto, furgoncino, bancarella o tavolino di dolciumi che non la abbia in bella vista.
Molte famiglie siciliane la preparano durante ricorrenze ben precise: Festa dei mortiNataleSan GiuseppePasqua o per le feste patronali. La mia no, la mia la prepara quando c’è voglia di un dolce facile, veloce e divertente. Perché divertente? Beh, siete mai riusciti a mangiare qualcosa di molto duro senza fare buffe espressioni, senza spalancare e storcere la bocca come se foste un cagnolino alle prese col suo osso o senza arricciare il naso e strizzare gli occhi per lo sforzo? Io no!
Ecco, la cubbaita o giuggiulena è un dolce godurioso, ma, come dice Camillerinel suo Elogio della cubaita dell'Antico Torronificio Nisseno” , anche da meditazione, perché non va aggredito, va lasciato ammorbidire tra le labbra.
Si tratta di un dolce dai pochi, pochissimi ingrediente, la tradizione lo vuole composto da zucchero, miele, semi di sesamo e mandorle. Il nome di questo dolce varia a seconda della zona della Sicilia in cui ci si trova. Nella parte orientale viene chiamato giuggiulena, mentre in quella occidentale cubbaita. Entrambi i termini sono di origine araba, il primo deriva dalla parola giolgiolan o giulgiulan che significa sesamo, mentre il secondo da qubbaytovvero mandorlato.
In realtà non si tratta di una preparazione esclusivamente siciliana, infatti troviamo questo dolce anche in altre parti d’Italia, per esempio in BasilicataPugliaToscanaPiemonteLombardia, ma anche fuori come a Malta. Cambia il nome e qualche ingrediente, ma la tecnica e la sostanza resta sempre la stessa. Anche i dizionari italianiriportano diverse trascrizioni: la parola araba identificata è a volte qubbayta, altre qubbiyat, altre ancora qubbiat e perfinoqubbajt , mentre le traduzioni sono cubaitacubbaitacubarlacopatacupita copeta (ogni variante ha la sua).
Una differenziazione che ho trovato è quella fatta dall’ Associazione dell’Accademia della Cucina Siciliana:
“(…)la Cubbaita (Qubbayt), ossia, un dolcissimo torrone di miele con semi di sesamo e mandorle; (…) la Cupita o meglio Copata: torrone molto duro confezionato in grossi pani, a base di nocciole, albume d'uovo, zucchero miele ed amido”.
Quel che importa è che ognuno è in grado di poterla fare a casa propria e gustarla in compagnia, da solo, all’aperto e al chiuso. Presentandola in eleganti vassoi, in barattoli di vetro o, come racconta sempre Camilleri, tenendola dentro al cassetto del comodino per mangiarla prima di andare a letto o nella tasca
La Cubbaita o Giuggiulena
Ingredienti:
  • 250 gr zucchero semolato
  • 60 ml miele mille fiori
  • 150 gr semi di sesamo
  • 50 gr mandorle con la buccia
  • Un limone o dell’olio di semi
In una padella antiaderente mettete lo zucchero ed il miele e lasciate sciogliere sino a quando non avrete più grumi e il composto risulterà liquido e dorato (attenti a non farlo bruciare, appena spariranno i grumi spegnete il fuoco).
Aggiungete i semi di sesamo, le mandorle e mescolate bene.
Versate il tutto su un piano, l’ideale sarebbe farlo su uno di marmo leggermente unto, ma se non ne siete in possesso fate come me, utilizzate un foglio di carta forno e posizionatelo possibilmente su una tavola di legno. Per stendere la cubbaita potete usare una spatola unta o posizionarvi sopra un altro foglio di carta forno e procedere col matterello, in alternativa tagliate a metà un limone, infilzatelo con una forchetta dalla parte della buccia e passatelo sulla superficie del composto, così facendo darete aroma e luciderete maggiormente la superficie. Per lo spessore calcolate tra i 5 mm e 1 cm massimo.
Una volta fredda potete tagliare i pezzi, la tradizione li vorrebbe romboidali. Durante questa fase fate attenzione, lacubbaita risulterà piuttosto durra, per esperienza personale vi posso dire che non servono grandi coltellacci, basta un coltello dalla lama sottile e ben affilata, non serve nemmeno che facciate un taglio completo, vi consiglio di tracciare un solco e poi rompere con le mani.

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